Citiamo qui di seguito la positiva recensione scritta da Raffaele Rivieccio e apparsa sul sito "Il Cinemante":
Complimenti alla maestria registica di Stefania Andreotti ed al suo documentario La vita loca realizzato in Messico sulle bande di pandilleros, quasi delle sette malavitose che dai loro nuclei latino-americani stanno espandendosi in tutto il mondo sulle rotte della droga ma anche di uno spirito dei tempi che sulle fasce sociali più marginali e disperate agisce secondo psicologie similari ovunque.
La delinquenza giovanile che la Andreotti racconta dall’interno – in un arrischiato reportage che segue le vere regole del giornalismo preinternautico – non è troppo distante da quella che Garrone ha mostrato in Gomorra. La tecnica di ripresa e di montaggio del documentario sono così veloci e ad incastro che i ragazzi delle bande sembrano personaggi di uno dei recenti videogame di violenza urbana, ritmati da musiche droganti e ipnotiche.
Una regia, quella della Andreotti, quasi frenetica, una Pizzica di frammenti iconici che restano impressi come gli occhi lisergici dei ragazzi in buio verdino ed infernale della camera notturna. Il virtuosismo della regia non genera empatia in questi giovani condannati ad una morte prematura ma che esprimono in un modo come un altro, in fondo, la loro ribellione all’arrendersi ad uno mondo dalle gerarchie immutabili.
Fonte: http://www.ilcinemante.com/dettaglio.asp?id=2504
Complimenti alla maestria registica di Stefania Andreotti ed al suo documentario La vita loca realizzato in Messico sulle bande di pandilleros, quasi delle sette malavitose che dai loro nuclei latino-americani stanno espandendosi in tutto il mondo sulle rotte della droga ma anche di uno spirito dei tempi che sulle fasce sociali più marginali e disperate agisce secondo psicologie similari ovunque.
La delinquenza giovanile che la Andreotti racconta dall’interno – in un arrischiato reportage che segue le vere regole del giornalismo preinternautico – non è troppo distante da quella che Garrone ha mostrato in Gomorra. La tecnica di ripresa e di montaggio del documentario sono così veloci e ad incastro che i ragazzi delle bande sembrano personaggi di uno dei recenti videogame di violenza urbana, ritmati da musiche droganti e ipnotiche.
Una regia, quella della Andreotti, quasi frenetica, una Pizzica di frammenti iconici che restano impressi come gli occhi lisergici dei ragazzi in buio verdino ed infernale della camera notturna. Il virtuosismo della regia non genera empatia in questi giovani condannati ad una morte prematura ma che esprimono in un modo come un altro, in fondo, la loro ribellione all’arrendersi ad uno mondo dalle gerarchie immutabili.
Fonte: http://www.ilcinemante.com/dettaglio.asp?id=2504
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